Non abbandoniamo i malati
L’abbandono dei malati oggi si presenta come un problema assai vivo, inghiottiti dagli egoismi e dal bel vivere quotidiano che ci porta lontano da chi soffre e vive in gravi disagi .Ogni giorno negli ospedali si respira la sofferenza della salute perduta che, a volte, porta a far sentire il malato emarginato, mettendone in discussione la sua stessa identità. Ogni giorno si respira la lotta contro la malattia attraverso le cure mediche, ma senza dimenticare il lato umano. L’orsacchiotto di peluche nella foto mi ha portato a pensare proprio alla parte umana di questa lotta. Riuscire a comprendere che anche con la pazienza e con il supporto continuo si possa dare un aiuto. Lasciare da solo chi soffre sarebbe come abbandonare un bambino, così indifeso, così dolce, una scelta da portare con sé ogni giorno.
Ricordo di una malattia
“Quante volte siamo stati accanto a te, a tenerti la mano mentre soffrivi. Quante volte, abbiamo condiviso gli ultimi lamenti, gli ultimi sguardi, gli ultimi rari sorrisi pieni di speranza. Ora tutto ciò non c’è più.” Quante domande, quanti perchè. Oggi ogni ricordo, anche il più piccolo, diventa un tormento indispensabile per andare avanti. Le sofferenze altrui iniziano ad essere anche le nostre per comprendere quanto il tempo diviene un dono prezioso, una ricchezza, noi che lo possiamo apprezzare e vivere. Ma c’è davvero questa consapevolezza?
Libertà condizionata
La maggior parte di noi prova comunque solidarietà e ammirazione per la forza di volontà e la determinazione che una persona disabile comunica. Purtroppo lo si fa con sentimenti che oscillano tra la partecipazione umana e la paura, diventando così difficile costruire una relazione con chi vive la disabilità. Questa è ancora vista a molti come un ostacolo perché non permette di dare prestazioni in una società in cui domina la cultura del “fare”. Avvilente sentirsi impotenti e fermi di fronte a tutto e tutti.
Secondi eterni
Proprio sull’argomento dell’abbandono dei malati, se vi è capitato ogni tanto di frequentare gli Ospedali, vi sarete sicuramente resi conto di quanti malati sono costretti a vedere lo stesso cortile dalla stessa finestra per molto tempo. È la storia di una libertà perduta. Quando si è impossibilitati ad agire mediante una libera scelta tutto intorno a noi diventa una lunga agonia dove il tempo è solo sinonimo di eterna angoscia, dove c’è assenza di volontà e ragione propria. La privazione della libertà, lo scorrere lento del tempo, l’attesa del giorno che viene, sono un processo degenerativo che un semplice pensiero, una semplice visita può contrastare. Non lasciamoli soli.